Agricoltura itinerante

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L'agricoltura itinerante è un tecnica di agricoltura usata nel neolitico e tuttora presente in alcune aree del pianeta (ad es. in Indonesia). Già i primi agricoltori sperimentarono che la terra sfruttata per un raccolto, negli anni successivi dava un prodotto più scarso. In epoche in cui la terra era abbondante il primo rimedio fu quello di seminare in un altro appezzamento di terreno, in genere ottenuto disboscando aree forestali, prossime a quelle prima utilizzate, per non dover spostare i villaggi, ma anche con delle migrazioni se era necessario. Anticipa in forma rudimentale quella che sarà la rotazione agricola.[1]

Note

  1. ^ Sul medesimo terreno si realizza una rotazione delle culture, che richiedono componenti nutritivi complementari. Ad esempio nella rotazione triennale, consisteva nel piantare per 3 anni due tipi diversi di cereali (assecondo le zone (es. mais, grano, frumento) e il terzo anno lasciare a maggese, cioè a riposo. Questa tecnica viene utilizzata perché oltre e fare in modo che il campo si potesse sempre coltivare, rendeva molto di più.

Bibliografia

  • Antonio Saltini, I semi della civiltà. Frumento, riso e mais nella storia delle società umane, Bologna 1996 Nuova edizione 2010 ISBN 978-88-96459-01-0 Rivista I tempi della terra

Collegamenti esterni

  • Emrys Jones Agricoltura. b) La coltivazione itinerante, Enciclopedia delle scienze sociali (1991), Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani
  • Scheda didattica, su istitutopontevaltellina.it. URL consultato il 15 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2009).
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