Lodovico Melzi d'Eril

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Lodovico Melzi d'Eril

Lodovico Melzi d'Eril, III duca di Lodi (Milano, 2 febbraio 1820 – Milano, 6 maggio 1886), è stato un nobile e imprenditore italiano.

Biografia

Lodovico, esponente della famiglia Melzi, nasce a Milano nel 1820 primogenito di Giovanni Francesco, nipote e figlio adottivo del primo Duca di Lodi Francesco Melzi d'Eril. Dal padre eredita anche i titoli e i beni di famiglia ad essi collegati come il latifondo di Correzzola, cinque mila ettari, in provincia di Padova.[1]

Sposa a Parigi il 2 febbraio 1842 Luigia figlia secondogenita del marchese genovese Antonio Brignole Sale[2]: la primogenita Maria era già andata in sposa a Raffaele De Ferrari duca di Galliera. Luigia è ricordata per aver concepito la prima idea di mantenere indiviso il genovese Palazzo Rosso con l'intenzione che i tesori ivi contenuti potessero essere visitati.[3]

Dal 1841 al 1847 Lodovico ricostruisce in stile tardo neoclassico a cura dell'architetto Giacomo Moraglia il palazzo sulla contrada milanese della Cavalchina (oggi via Manin) che era stato acquistato dal prozio Francesco.[4]

Insieme al cognato Raffaele de Ferrari e con la casa bancaria Rothschild attua il 14 marzo 1856 la privatizzazione della società ferroviaria del Lombardo Veneto con l'obiettivo di favorire l'espansione economica e sociale di quelle regioni.[5][6]

Durante gli anni 1856 -1858 è esponente della corrente antirisorgimentale che sostiene, per il Lombardo Veneto gli ideali indipendentisti dell'arciduca Massimiliano d'Asburgo.[7]

In quegli stessi anni, primo nelle zone polesane presso il delta del Po, avvia a Correzzola la bonifica per duemila ettari di palude, con pompa idrovora appositamente creata dalla società Aventi Pilly di Ferrara, dopo gli studi dell'agronomo Luigi Alfieri.[8][9]

Dopo la proclamazione dell'unità d'Italia in accordo con il primo sindaco della città, cavalier Antonio Beretta, promuove, secondo moderni orientamenti, lo sviluppo urbanistico del quartiere principe Umberto per ”l'urgente bisogno di abitazioni non che il decoro e vantaggio che risulterebbero alla nostra Milano”.[10]

Sposa in seconde nozze il 26 ottobre 1876 Joséphine Barbò [11], erede universale dei suoi beni; il Duca riposa nella cappella gentilizia di Villa Melzi d'Eril, a Bellagio, in un monumento funebre scolpito da Vincenzo Vela (1890), sua ultima opera.[12]

Note

  1. ^ Felice Calvi, op. cit.
  2. ^ (EN) Luigia Brignole Sale, su geni.com. URL consultato il 2 settembre 2018.
  3. ^ Giulio Melzi d'Eril, op. cit., pp. 91-117
  4. ^ Giulio Melzi d'Eril, op. cit., pp. 47-76
  5. ^ Giulio Melzi d'Eril, op. cit., pp. 82-83
  6. ^ G. Mezzanotte, op. cit., p. 48
  7. ^ Lina Gasparini, op. cit., p. 376
  8. ^ Giulio Melzi d'Eril, op. cit., pp. 86-87
  9. ^ Aldo Stella, op. cit., pp. 107-109
  10. ^ Giulio Melzi d'Eril, op. cit., p. 91
  11. ^ Felice Calvi, ibid.
  12. ^ * G. Carotti, La cappella gentilizia e le tombre dei Duchi di Lodi, in Capi d'arte : appartenenti a S.E. la duchessa Josephine Melzi d'Eril-Barbo, 1901, pp. 132 e segg., ISBN non esistente.

Bibliografia

  • Felice Calvi, Famiglie Notabili Milanesi, Vol. II, Tav. X, Milano 1875
  • Giovanni Vincenzo Bruni, Il Duca Melzi d'Eril e la Gazzetta Italiana, Como 1870
  • Giulio Carotti, Capi d'arte appartenenti a S.E. la Duchessa Josephine Melzi Barbò, Bergamo 1901
  • Lina Gasparini, Massimiliano d'Austria, ultimo governatore del lombardo-veneto nei suoi ricordi in Nuova antologia, n.1509, 1º febbraio 1935
  • Aldo Stella, I beni fondiari di Santa Giustina prima e dopo la secolarizzazione: dall'economia parziaria alla grande azienda in Memorie dell'Accademia di Scienze Morali, Lettere ed Arti LXXVI, 1963-1964
  • AA. VV., Correzzola attraverso i secoli, Este 1965, p. 94
  • Giulio Melzi d'Eril, Palazzo Melzi d'Eril alla Cavalchina in Milano, Leasindustria, Milano 1987
  • G. Mezzanotte, Edilizia e Politica, Appunti sull'edilizia dell'ultimo neoclassicismo, in Casabella, Anno XXXIII, 1969, n. 388

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